METRO ROMA E ATAC: PROVE MISURE DI SICUREZZA, LE PRIME CRITICITÀ


Questa mattina i quotidiani la Repubblica il Corriere della Sera hanno dedicato uno spazio sui primi stress test che si stanno provando sulle misure di sicurezza da rispettare nel corso della fase 2 in vista del 4 maggio.

Nonostante i pochi utenti in attesa, si sono verificate le prime criticità causate dal filtro all'ingresso; altre problematiche sono state evidenziate da Daniele Fuligni, Segretario FILT CGIL Roma e Lazio a entrambi i quotidiani.


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Fermata San Giovanni della metro A, nodo di scambio con la C. Alle sette di ieri primo test di Atac per il contingentamento dei flussi e la verifica delle misure che, in attesa delle linee guida del governo, valgono come prova generale per il 4 maggio. Dalla coda formatasi in strada, oltre 10 metri ecco emergere le prime criticità causate dal filtro all'ingresso: 30 persone ogni tre minuti. Se con il lockdown, e una drastica riduzione del numero di pendolari, già adesso la situazione è al limite, con la riapertura di alcune attività i problemi aumenteranno.


“Per andare al lavoro dovremo alzarci alle 5”, il commento dei passeggeri, la maggior parte con la mascherina, sfiduciati nell'immaginare il ritorno alla normalità. Per garantire il rispetto del metro di distanza, una serie di pallini adesivi azzurri indicano dove posizionarsi sulla banchina, mentre gli altoparlanti esortano a seguire la segnaletica a terra. Sui vagoni 150 persone a corsa, mentre un treno ne conterrebbe fino a 1200. Difficoltà anche sui mezzi di superficie, dove con distanza di di due metri ( un sedile sì uno no) e nessuno in piedi la capacità si riduce a una ventina di passeggeri contro il centinaio in condizioni normali. Fuori code analoghe a quelle registrate ai varchi della metro, mentre su alcune linee di bus (come mostrano le immagini scattate sul 16) più di un utente è in piedi anche a ridosso della catena che isola la cabina del conducente. 


Oltre a porre la questione della sostenibilità del servizio con una bigliettazione ridotta ai minimi termini, i sindacati temono che con l'aumento dei flussi la situazione diventi ingovernabile. Per arginare le perdite e limitare i i rischi Daniele Fuligni, Segretario Regionale FILT CGIL, ritiene indispensabili “l'obbligo delle mascherine (per tutti, non solo per il personale come vorrebbe il ministero dei Trasporti, ndr), il potenziamento del servizio e la sanificazione dei mezzi”. Con l'avvicinarsi dell'estate si prospetta anche il problema degli impianti di climatizzazione, spesso malfunzionanti: “Se non verranno igienizzati quotidianamente possono rappresentare un pericolo per la salute di cittadini e lavoratori”. Nell'ipotesi che il 4 maggio si torni all'orario normale (ora è fino alle 21) la flotta Atac potrebbe mettere in campo 1400 bus, 164 tram, 33 treni della metro A, 28 convogli della B e otto della C. In un giorno normale le tre linee della metropolitana trasportano 1,5 milioni di passeggeri: con le misure anti Covid secondo i tecnici della Mobilità si potrà arrivare a 200 mila. Il TPL (linee periferiche) scenderebbe da 660 mila a un numero compreso tra 12o mila e 200 mila. Drastico il calo stimato anche sul servizio di superficie: da 2 milioni e 250 mila a una forbice tra i 420 mila e i 700 mila. Tra le molte incognite di questa fase di sperimentazione non è chiaro chi dovrà controllare il rispetto delle regole ed elevare le sanzioni: “Gli ingressi alle stazioni della metro in tutta Roma sono 150, senza contare le fermate e i capolinea dei bus. Von 250 verificatori a terra e 100 addetti ai parcheggi non ce la faremo – insistono da Atac -. Oltre alla rimodulazione degli orari è indispensabile l'obbligo di guanti e mascherine e che i cittadini collaborino”.