“La logistica di questo paese sta scrivendo l’ennesima pagina di lotta da quando in questo settore si è avviata la politica di terziarizzazione delle attività a favore di soggetti imprenditoriali non sempre in linea con le previsioni normative”. Questa la nota che la Segreteria Regionale FILT CGIL effettua, a seguito della vertenza avviata nel Lazio presso i magazzini del noto marchio di abbigliamento Zara.
“Grazie alla grande attività portata avanti dalla guardia di finanza e dalla magistratura, ormai quasi tutti i mesi assistiamo ad arresti di presunti imprenditori che hanno attività in appalto nel settore.” dichiara il segretario regionale Alessandro Antonelli. “E’ evidente ormai –continua il sindacalista- che dietro ai processi di esternalizzazioni delle attività del settore, non c’è l’auspicato fenomeno dell’efficientamento delle attività, ma solo ed esclusivamente un tentativo di comprimere i costi del lavoro utilizzando troppo spesso aziende camuffate da cooperative ”. Ed ancora “La vicenda Zara evidenzia ancora una volta che servirebbe una norma idonea a ridurre il perimetro di azione delle società cooperative, che nell’ambito della produzione di lavoro non hanno evidentemente motivo di esistere”. “Da settimane ormai –continua il coordinatore regionale Filt-CGIL Massimo Pedretti- abbiamo avviato un tavolo di trattativa con l’azienda che ha in appalto le attività di facchinaggio per conto Zara sul nostro territorio, finalizzato al ripristino della legalità con il riconoscimento di tutte le previsioni normative ed economiche del CCNL Logistica e degli arretrati per le tante e gravi mancanze riscontrate rispetto al passato, ma ancora ad oggi nessuna soluzione è stata trovata, malgrado le due giornate di sciopero già consumate”. “Continueremo con tali iniziative – sostiene Vincenzo Cariddi del dipartimento regionale Filt-CGIL – fino ad arrivare al presidio che effettueremo venerdì 8 marzo, presso il punto vendita Zara di Via del Corso”. Conclude il segretario regionale Filt-CGIL Alessandro Antonelli “in questi appalti convivono e collaborano circa 300 lavoratori di diverse nazionalità, italiani, egiziani, somali, eritrei, pachistani ed indiani, che nel tempo hanno dovuto subire trattamenti salariali miseri, con orari di lavoro insostenibili, chiediamo a Zara, un impegno fattivo per risarcire i gravi danni che queste donne ed uomini hanno sino ad oggi subito e garantire loro la continuità occupazionale con il trattamento corretto e rispettoso delle leggi vigenti”.