LETTERA APERTA AL PARTITO DEMOCRATICO: SU ATAC NON SI CADA NEL “PLEBISCITARISMO DELL’AUDIENCE”

L’11 novembre i cittadini romani sono chiamati a esprimersi su una materia complessa e articolata come il destino di Atac, una realtà aziendale che occupa oltre 11mila persone e garantisce un servizio universale alla città di Roma. Per decidere come schierarsi in merito all’appuntamento referendario, il Pd ha deciso di affidarsi ad una consultazione interna ai propri iscritti, bypassando di fatto una doverosa fase informativa e rinunciando alla funzione di orientamento che, a nostro avviso, un partito politico dovrebbe esercitare nei confronti dei propri elettori.

Crediamo che sia stato quantomeno semplicistico chiedere ai propri iscritti di rispondere con un “sì” o con un “no” a un quesito con implicazioni così complesse, senza una vera e approfondita riflessione sui possibili scenari di una messa a gara del trasporto pubblico locale. E’mancato un dibattito sulle conseguenze dell’eventuale privatizzazione di un servizio essenziale come il trasporto e non è stato avviato un confronto con i rappresentanti dei lavoratori, con chi vive quotidianamente a fianco delle persone in carne ed ossa e dà voce alle loro preoccupazioni.

Esiste una vasta letteratura secondo cui le privatizzazioni hanno portato al generale peggioramento della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro delle aziende sotto esame. Esiste anche una vastissima casistica di realtà pubbliche che producono utili nell’ambito del Tpl. E’ per questo motivo che, dopo un’attenta valutazione, abbiamo deciso di schierarci per il “no” al referendum e di lanciare la campagna #cèchidiceNO.

Senza dibattere approfonditamente, in assenza della “fatica del concetto”, che a nostro parere il Partito Democratico ha evitato di fare, il rischio è che il quesito referendario dell’11 novembre venga interpretato in maniera fuorviante: come un “sì” o un “no” alla difesa dello status quo di Atac. La domanda non è così semplice, così come non è semplice la risposta: il nostro auspicio è che i partiti continuino ad essere il luogo in cui la complessità del reale viene affrontata e gestita da persone esperte. Gli esponenti politici sono tenuti a indicare vie di ampio respiro e a renderle percorribili: ciò che serve urgentemente alla città di Roma e al Lazio è una pianificazione strategica, lungimirante e organica sui trasporti, guidata da una visione solida e di lungo raggio.

“La politica”, ha detto Albert Einstein, “è molto più complessa della fisica”. Non vorremmo che il valore del dialogo e dell’approfondimento si perdesse in un rincorrersi di slogan semplificativi e nell’affannosa ricerca del consenso della base. Il timore è che l’arte della mediazione, dell’approfondimento tecnico-strategico e del confronto venga progressivamente sostituita da ciò che la politologa e giornalista Nadia Urbinati ha definito “il plebiscitarismo dell’audience”.

Il Segretario Generale FILT CGIL Roma e Lazio Eugenio Stanziale; il Segretario Generale FIT CISL Lazio Marino Masucci; il Segretario Generale UILTRASPORTI Lazio Simona Rossitto.